Kasia Smutniak incarna un’identità complessa e multilaterale, refrattaria a steccati e semplificazioni, incline alla condivisione e votata all’autodeterminazione. Si è cimentata sia nel grande che nel piccolo schermo, affinando quella versatilità che trova oggi compiutezza nel suo passaggio dietro la macchina da presa con Mur, il pluripremiato documentario che è diario intimo e denuncia pubblica al confine, tormentato e trascurato, tra Polonia e Bielorussia, laddove un muro incipiente elude ed elide l’Europa.
In dialogo con Federico Pontiggia, il Fatto Quotidiano