Ci sono artisti che sfuggono a ogni tentativo di circoscrizione. Abbattono le barriere, si confrontano con l’imprevisto, infrangono tabù, scardinano modi di pensare e di agire, indagano il senso. Del proprio corpo, delle proprie emozioni, del sé e dell’altro. Alla ricerca dell’identità, sperimentando il dolore e lo sfinimento come fonte di energia creativa.
Dal provocatorio debutto con “Rhythm 0” alla consacrazione delle poetica di “Rest Energy”, “The Artist is Present” e “The Life”, Marina Abramović ha fatto della performance un’arte mainstream. Scopo ultimo la consacrazione della sua eredità artistica al metaverso dell’immortalità: “Voglio spalancare lo spazio perché ci sia solo quel momento, qui e ora: non c’è niente, né futuro, né passato. In questo modo puoi estendere l’eternità.”
Marina Abramović: il tributo di Taobuk alla “sacerdotessa” della performing art
Il 22 giugno l’artista riceverà il Taobuk Award al Teatro Antico nel corso del Gala che la vedrà in dialogo con Antonella Ferrara, presidente e direttrice artistica del festival
Secondo questo paradigma, Marina Abramović ha rivoluzionato il panorama dell’arte contemporanea degli ultimi cinquant’anni, sfidando i limiti del genere e infrangendo ogni costrutto preesistente. È la performance come arte totale, dialogo tra corpo e spirito, dove l’artista diventa trasmittente e ricevitore di un flusso di energia che trasforma se stessa e il pubblico.
Trascorsi più di vent’anni dalla vittoria del prestigioso Leone D’Oro alla Biennale di Venezia, l’Italia incorona nuovamente Marina Abramović con il conferimento del Taobuk Award per le Arti visive.
Il premio è un tributo alla sua rivoluzione immateriale e indomabile dell’arte performativa. La consegna avverrà sul palco del Teatro Antico di Taormina durante la Cerimonia di Gala del 22 giugno, a conclusione dell’intervento che la vedrà dialogare con Antonella Ferrara, presidente e direttrice artistica del festival.
Cresce l’attesa anche per l’appuntamento di venerdì 21 giugno in Piazza IX Aprile, che sancirà la connessione tra l’artista serba e il pubblico – “luogo sacro della performance”.
Nella conversazione con Arturo Galansino, Direttore della Fondazione Palazzo Strozzi, la “Grandmother of the Performing Art”, come lei stessa si definisce, esplorerà il significato profondo delle relazioni umane: cuore pulsante del processo creativo, l’interazione con l’altro è la chiave per ritornare alla propria identità.
L’artista serba è così riuscita a trasformare lo spazio performativo in un riflesso dell’essere umano e del mondo: tutto ciò che accade va accettato. Perché l’accettazione dell’io, liberato dalle sovrastrutture, porta alla rivelazione. Spalanca stati emozionali, restituisce la fisicità, svela la verità. L’arte, per la regina della performing art, è frugare dentro se stessi, per conoscersi e riconoscersi, arrampicandosi sulle vette dell’ego fino a relazionarsi all’altro e addentrandosi nelle stanze segrete del corpo e della mente.