All’identità, nelle sue mille declinazioni, è dedicato quest’anno Taobuk ed esiste allora un modo migliore di indagare un tema tanto complesso quanto importante che farlo attraverso la voce di chi, come Foer, Taobuk Award 2024, ne ha fatto il centro della sua produzione letteraria? Dei suoi romanzi quindi, così innovativi ed emotivamente forti. Ma anche della sua vita.
Ed è questo un aspetto molto interessante. “Ogni cosa è illuminata” è infatti un libro autobiografico che scava nell’io, in un dialogo costante tra passato e presente, come linee che si intersecano lungo un percorso di pacificazione interiore. Il passato si affranca dalla cornice cronologica che lo inchioda lontano nel tempo e diventa, oltre che un momento storico, un luogo della mente in cui sentirsi a casa.
Il passato per illuminare il presente: la recherche sull’identità di Jonathan Safran Foer, Taobuk Award 2024
A Taormina il 22 e 23 Giugno l’autore di “Ogni cosa è illuminata”, il romanzo definito dal Times l’ “opera di un genio”
Con una vecchia fotografia in mano, un giovane studente ebreo americano di nome Jonathan Safran Foer (ebbene sì, proprio come l’autore) decide di fare un viaggio in Ucraina alla ricerca di Augustine, la donna che, forse, ha salvato suo nonno dai nazisti. Ad accompagnarlo, un coetaneo del posto, Alexander Perchov, detto Alex, che lavora per un’agenzia di viaggi di Odessa, e suo nonno che ha cancellato la sua “ebraicità” fino a trasformarla in rabbioso antisemitismo.
La sua cecità, marcata da scuri occhiali da sole e accompagnata da una cagnetta guida, è solo simulata quanto la vita che disperatamente ha cercato di (soprav-)vivere lontano da Trachimbord, uno dei numerosissimi shtetl bruciati e dimenticati durante la Seconda Guerra Mondiale. Un luogo che ha smesso per sempre di essere geografico per divenire un topos dell’anima di coloro che ne hanno pazientemente raccolto e conservato, fino a collezionarle, le tracce.
Il racconto del loro viaggio, di una comicità irresistibile, ma a tratti anche straziante, si alterna a capitoli di una vera e propria saga ebraica, attraverso la quale Foer ricostruisce, sul filo della memoria famigliare, le vicende del villaggio fino alla sua quasi totale «cancellazione» ad opera dei nazisti.
Un percorso che parla di persone e luoghi che non esistono più, di verità dolorose che si celano dietro ogni famiglia, della necessità di ritrovare e reinventare di continuo il passato per illuminare il presente e dare un senso al vivere. Un’opera prima illuminante e illuminata come “ogni cosa” nel titolo che lavora sui registri del tragico e del comico, rivelando del primo l’universalità e del secondo il tempo e i modi della cultura, nel caso specifico quella yiddish. Forse perché, come sosteneva Umberto Eco, “per cogliere il comico bisogna essere più colti”. E per trovare la propria identità occorre fare i conti col proprio passato.
Perché, come dice Foer,
“Niente passa da solo. O affronti tu le cose o loro affrontano te”.
Jonathan Safran Foer sarà ospite della Serata di Gala della XIV edizione del Festival, in programma Sabato 22 Giugno alle ore 21 presso il Teatro Antico di Taormina, e protagonista di un’intervista pubblica in calendario Domenica 23 Giugno.