Via Luigi Pirandello, 72c - Taormina

VILLA MON REPOS, UN AVAMPOSTO SUL (BEL) MONDO

«Fra tutti gli stranieri di Taormina, la migliore amicizia l’avevo stretta col barone S., uomo simpaticissimo e tardo discendente di Kotzebue. Nato come me sul mar Baltico, ma in Curlandia come la signora di Krudener. Egli fece costruire nella più bella posizione della penisola una villa dove dimenticò non solo i suoi brumosi castelli, ma anche la moglie, cosa che lo tormentò sempre perché malgrado tutto, persisteva vivissima in lui la fierezza della sua casata». A pronunciare queste parole è il barone-fotografo Von Gloeden nel romanzo di Roger Peyrefitte Eccentrici Amori.
Il barone S., di cui si fa menzione, altri non è che il barone Stempel, già proprietario dell’elegante Villa Mon Repos di via Pirandello.
La Villa Mon Repos, oggi lussuoso albergo e location di importanti eventi, fu così chiamata proprio dal suo antico proprietario, Karl Stempel, che vi si era trasferito insieme alla madre, adibendo a magazzino i locali dell’adiacente Villa Caronia, dotata di splendidi giardini e di una posizione invidiabile ed oggi di proprietà della Regione Sicilia.
Stempel, che aveva dovuto subire le pressioni militari che prima i tedeschi e poi i russi esercitavano sul suo paese natale, si ritirò a Taormina volendovi ricreare un’oasi di pace lontana dai bellicosi climi del suo Paese conteso.
Il barone arrivò in Sicilia riuscendo a salvare parte del suo immenso patrimonio dalle confische dei russi. Fu molto amico di Gloeden che – sostiene Peyrefitte – lo aiutò ad imparare il dialetto siciliano. Stempel ospitò a Taormina il principe russo Yussupov, uccisore di Rasputin, finché non si rese conto che quest’atto di ospitalità verso il celebre russo perseguitato dai servizi segreti zaristi, avrebbe messo a rischio la sua sicurezza.
Dopo aver lasciato la proprietà di Villa Mon Repos, Stempel si trasferì a casa Strazzeri, sulla Rotabile per Castelmola, nelle stesse stanze che alcuni anni dopo avrebbe occupato lo scrittore francese Roger Peyrefitte che proprio di Stempel ci ha lasciato un fedele ritratto letterario.

Negli anni Sessanta, la Villa Mon Repos divenne celebre in tutto il mondo grazie al Commendatore Domenico Guarnaschelli. La proprietà era costituita dal corpo centrale della villa a due piani, con un parco circostante di 25000 mq, un posteggio interno per 200 auto, ristorante, bar, night e saloni da gioco.
Guarnaschelli la scelse come sede provvisoria per il casinò della Città di Taormina, prendendola in affitto in attesa di restaurare l’ex Albergo Castellammare, acquistato nel 1956 con il vincolo da parte della Regione di destinarlo a sede permanente del Kursaal Casinò di Taormina.
Secondo gli obblighi assunti con la Regione, la società realizzò nella fascia antistante l’Isola Bella di Taormina un impianto ricettivo-balneare e la succursale a mare del casinò, denominato “la plage”. I lavori restarono incompleti, nel 1965, a causa della chiusura del casinò ad opera dell’autorità giudiziaria che fece contestualmente naufragare il progetto di creare un’ulteriore succursale del casinò nel Comune di Acitrezza, alle porte di Catania.
Durante il cosiddetto “biennio d’oro” (1963-64) in cui la casa da gioco, denominata Kursaal, fu in funzione, la Villa divenne meta di star internazionali, come Marlene Dietrich , Gregory Peck e Cary Grant, i divi e le starlette del cinema italiano, gli artisti più celebri dell’epoca e l’alta aristocrazia.
Mentre anche il Festival del Cinema di Taormina compiva dieci anni, il bel mondo ruotava attorno al casinò. Nel parco di ulivi secolari che circondano la Villa e nei suoi sontuosi saloni, si ricordano celebri interpretazioni canore di Dionne Warwick, Amelia Rodriguez e Charles Aznavour, memorabili esibizioni di Corrado, Giorgio Gaber e Gino Paoli, e le apparizioni di “divi” come Robert Mitchum, l’attrice Shirley Mac Laine, Walter Chiari, Turi Ferro, Ave Ninchi, Gina Lollobrigida, Domenico Modugno, Ave Ninchi.
Il casinò venne definitivamente chiuso il 7 gennaio 1965 su ordine della Procura di Messina.
Il suo storico gestore, il Cavaliere Domenico Guarnaschelli, cercò sino alla sua morte, sopraggiunta nel 1998, di poter realizzare il sogno collettivo di riavere il casinò a Taormina.
Il casinò con i suoi fasti, come tutti i sogni, era durato troppo poco.

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