VON GLOEDEN SULL’ACROPOLI DELLA BELLEZZA
«Da molto tempo ammiro queste fotografie piene di un così bello stile, poiché lei fa rivivere e sognare in esse la Sicilia pastorale. Qualche anno fa il celebre editore parigino Edouard Pelletan si propose di stampare una nuova edizione delle opere di Teocrito. Io raccolsi allora una quantità di sue fotografie per illustrare degnamente l’opera del grande poeta siciliano. Il progetto non fu realizzato, ma mi riprometto, se lei vi consente, di associare un giorno le sue fotografie ad un lavoro letterario che abbia lo stesso sentimento poetico». Questo è l’estratto di una lettera di Anatole France a Wilhelm Von Gloeden, in cui appare ben manifesta la grande attenzione internazionale che già dai primi del Novecento si sviluppò intorno all’opera del fotografo tedesco. I famosi nudi fotografici di Von Gloeden rievocavano dunque nell’immaginario fertile di tutta Europa i miti di un’Arcadia apparentemente non troppo lontana nel tempo, il mito della Grecia classica e dell’Italia felix erano tutt’uno.
Roger Peyrefitte, scrittore francese tra i più noti del Novecento ed autore di una biografia romanzata di Von Gloeden dal titolo “Eccentrici Amori”, fa pronunciare al barone queste parole: «Tutta la storia dell’Italia, della Sicilia e della Grecia, in una parola del mondo mediterraneo, si riassumeva a Taormina, e l’animo vi trovava ogni appagamento non meno dei sensi, perché la bellezza delle sue creature era ben degna di quella delle cose e dei ricordi. Un universo adatto a me e che poteva diventare completamente mio: io avevo raggiunto il mio ideale, mi trovavo sull’Acropoli della bellezza. Non si trattava più di dipingere, ma di essere felici, di eternare una beatitudine e non dei colori. Ormai la mia decisione era presa: a Taormina volevo vivere e morire».
Von Gloeden era arrivato a Taormina nelle vesti di pittore nel 1878, cercando scampo alla tubercolosi che minava la sua salute o, secondo altri, per via della sua condizione di omosessuale.
Chiamato a Taormina dal suo amico pittore Ottone Geleng, Von Gloeden comprò una casetta con giardino di fronte all’ex Convento di San Domenico, non distante dal luogo dove negli anni ’50 del Novecento sarebbe sorta la celebre Villa delle Palmare, punto di ritrovo del jet-set internazionale.
In quel modesto studio, Gloeden inizierà a vedere i suoi dipinti ed acquarelli.
Solo dopo il suo arrivo a Taormina cominciò a far esperienza della fotografia (come già suo cugino Wilhelm Pluschow a Napoli), insieme al taorminese Giovanni Crupi, a sua volta allievo di Giuseppe Bruno, il primo ad avere allestito uno studio pionieristico di fotografia a Taormina.
In poco tempo, le foto di Von Gloeden si diffusero in tutta Europa e contribuirono notevolmente ad attrarre a Taormina flussi turistici da ogni parte d’Europa.
Tra questi Oscar Wilde, su invito di Gloeden, trascorse un mese a Taormina, nel 1897, presso l’Hotel Vittoria, Friedrich Alfred Krupp, influente industriale detto “il re dei cannoni”, Richard Strauss, il già citato Premio Nobel per la Letteratura Anatole France e il Kaieser Guglielmo II.
Von Gloeden incontrò a Taormina la celebre attrice Eleonora Duse, musa di Gabriele d’Annunzio, e le chiese di poterla fotografare. La Duse rinunciò, non desiderando trasmettere un’immagine di sé non più giovane. Gloeden pensò allora di ingaggiare una bambina locale, Maria Intelisano, per farle un ritratto fotografico, con un’espressione ed una posa che richiamasse quella della grande attrice, alla quale poi la foto venne spedita.
Alla morte di Von Gloeden, avvenuta nel 1931, purtroppo molte delle tremila lastre fotografiche appartenute a Gloeden vennero distrutte per incuria, dopo essere state sequestrate dalla polizia fascista nel 1939, perchè giudicate materiale pedopornografico.
Il suo assistente-tuttofare Pancrazio Buciunì, detto il Moro, aprì in seguito un negozio insieme al fotografo Giovanni Malambrì in cui si vendevano le foto del barone.
Ancora oggi il mito dell’Arcadia taorminese vagheggiata da Von Gloeden continua ad affascinare tutto il mondo e sono molti i cultori dell’opera del fotografo.
A Taormina Nino, figlio di Giovanni Malambrì, è collezionista delle foto di Von Gloeden ed orgoglioso custode di alcune lastre appartenute al barone, mentre a Firenze la prestigiosa Fondazione Alinari commercializza ristampe fatte seguendo i metodi originali del fotografo tedesco. Forti segnali di interesse sono venuti da Oltreoceano: da alcuni anni, infatti, il Leslie Lohman Museum a Soho, New York, vanta una ricca collezione di opere del barone-fotografo.