FONTANA VECCHIA, DOVE LA LETTERATURA PRESE CASA
In una lettera che David Herbert Lawrence scrisse ad un’amica e datata 15 Marzo 1920, così leggiamo: «Ora siamo qui, in Sicilia. Abbiamo una bella casa grande, con belle camere e una cucina comoda. E’ situata in un grande giardino, pieno di piante e mandorli verdeggianti, su di un ripido pendio, a una certa distanza dal mare, ed esposta a est. Sulla sinistra, la costa della Calabria e lo Stretto di Messina. E’ bello qui, pieno di verde e di fiori. Capri era una roccia arida.
C’è tanta pace e silenzio – la terra è piena di linfa, e mi piace quel forte elemento saraceno che caratterizza la popolazione. Sono magri e scuri e un po’ strani. Non sembra di stare in Europa. Qui l’Europa finisce: finalmente. Al di là ci sono l’Asia e l’Africa. Ci si rende conto, in qualche modo, di come le nostre origini non fossero europee, ma della Grecia asiatica – con una sfumatura di fenicio.
A Frieda piace molto questo posto. Non vediamo l’Etna, ma l’Etna è una bella montagna, più affascinante del Vesuvio, che è un cumulo di massi».
A Taormina i Lawrence sono ospiti di Don Ciccio Cacopardo, nella casa di Contrada Fontana Vecchia.
Qui l’autore de L’Amante di Lady Chatterly potrà lavorare ad alcuni dei suoi racconti più riusciti, tra cui The Lost Girl, il primo dei suoi “romanzi italiani”.
Per lo scrittore “l’Italia è il paradiso degli esuli”, secondo la definizione di un altro grande esule ribelle innamorato dell’Italia, Percy Bisshe Shelley.
Durante il suo soggiorno a Fontana Vecchia, Lawrence lavorerà alle cronache di un viaggio in Sardegna fatto in quegli anni e raccontato in Sea and Sardinia ed al racconto Sun, scaturito proprio dall’esperienza dei due anni trascorsi, insieme alla moglie Frieda Von Richtofen, a Taormina, dal marzo 1920 al febbraio 1922. Il grande scrittore si innamorerà a tal punto di questo angolo di Sicilia che in una lettera ad un amico scriverà: «Noi amiamo Taormina e in particolare la nostra casa. Mi piace questo luogo più di qualunque altro. Amo il mare aperto verso l’Est, al sorgere del sole…».
D. H. Lawrence fu anche un ambasciatore d’eccezione della letteratura italiana nel mondo anglosassone, grazie alla traduzione, da lui curata, delle opere di Giovanni Verga. Così scrisse da Fontana Vecchia all’amico Earl Brewster: «Ho letto i romanzi e i racconti del siciliano Giovanni Verga. Li conoscete? Una volta che si entra nel suo stile che, almeno per me, è abbastanza difficile, è molto interessante. L’unico italiano che susciti il mio interesse. Ve ne manderò qualche libro, se vi fa piacere». Comincerà così a tradurne le opere, a cominciare dal Mastro Don Gesualdo.
Non amerà frequentare gli altri stranieri residenti a Taormina, preferendo una vita fatta di ozio letterario e contemplazione della natura.
La casa di Fontana Vecchia, circondata dalla sua verde macchia di ulivi e mandorli, accolse, all’inizio degli anni Cinquanta, un giovane Truman Capote. Lo scrittore di Colazione da Tiffany chiamerà a Taormina molti dei suoi amici, tra cui Cecil Beaton, Peggy Guggenheim, Jean Cocteau, Christian Dior.
Capote era arrivato a Taormina nell’Aprile 1950, insieme allo scrittore Jack Dunphy, suo compagno, per incontrare Donald Windham, scrittore ed amico di Capote e Tennessee Williams .
A Fontana Vecchia porterà a compimento alcune opere importanti, come L’Arpa d’Erba, pubblicato nel 1950 e diventato in seguito un musical di successo.
Altro inquilino della casa fu il critico musicale e commediografo inglese Howard Agg, che arrivò a Fontana Vecchia dopo una lettura appassionata delle lettere taorminesi di Lawrence. Il Sig. Cacopardo, molto soddisfatto di avere ancora una volta come ospite uno scrittore, disdisse tutte le altre prenotazioni per poterlo accogliere.
Agg, certo di aver visto l’ombra di Lawrence aggirarsi per la casa durante la notte, raccontò il suo soggiorno a Fontana Vecchia nel libro “A cypress in Sicily” (1967).
Fontana Vecchia sarebbe stata, ancora una volta, sede di fascinazioni e suggestioni letterarie ed uno dei luoghi eletti delle “belle lettere” a Taormina.