Verso un ufficio “wellness oriented”, tra aree green e librerie

Che lavoro vuoi fare da grande? L’astronauta, lo scienziato, lo scrittore.

Un bambino ha davanti a sé infinite possibilità. Di futuro, di scelta, di vita. Eppure, dovremmo smetterla con questa domanda. Almeno secondo lo scrittore e psicologo Adam Grant che, sul New York Times, ci invita a ad aprire gli orizzonti dell’immaginazione, riformulando l’interrogativo. Non “cosa vuoi fare da grande”, ma “come lo vuoi fare”. E, a pensarci un attimo, non ha tutti i torti. Perché, se è vero che il lavoro definisce sempre più chi siamo, la qualità della vita dipende molto dal benessere in ufficio. E oggi che in tutto il mondo si celebra la festa dei lavoratori, è importante riflettere non solo sulle conquiste del passato, ma anche sulle sfide di domani.

C’era una volta l’ufficio, sempre lì, sempre uguale, una certezza.

Orari fissi, organizzazione gerarchica, scrivanie assegnate. Poi è arrivata la rivoluzione digitale e il lockdown ci ha insegnato a rimodulare il tempo e lo spazio, trasformandoci in “mobile workers”, capaci di lavorare ovunque. Ci abbiamo preso gusto. Secondo l’Harvard Business Review, sei americani su dieci preferiscono lavorare da remoto. E la situazione non cambia in Europa: secondo Employee Benefits, infatti, il 78% dei professionisti cambierebbe mestiere se potesse svolgerlo da casa. Non è solo una questione di comodità, la priorità è stare bene.
La domanda allora è: come stare bene in ufficio? Brunello Cucinelli ha spalancato la via, con un modello di lavoro orientato al benessere dei suoi dipendenti. Il passo in avanti è ripensare gli uffici in senso “wellness oriented”: non più custodi delle informazioni, ora raggiungibili ovunque, ma spazi di collaborazione e socializzazione all’insegna del benessere, con aree green e librerie. Per creare migliori condizioni di lavoro, appagare e motivare i dipendenti, rendere più efficiente e competitiva l’impresa. E ancora, investire nelle risorse intellettuali dei dipendenti è un valido aiuto per promuovere la cultura, stimolare la creatività e favorire un ambiente di lavoro positivo e produttivo.

Tanti passi in avanti sono stati fatti, ma ne restano molti da fare. La prova ne è la letteratura che, nei secoli, ha dato voce ai lavoratori, facendosi megafono dei loro diritti: dai romanzi di Charles Dickens che esplorano le disuguaglianze sociali nell’Inghilterra vittoriana, alle opere di John Steinbeck che dipingono un quadro crudo della vita dei braccianti agricoli durante la Grande Depressione, ecco alcuni consigli di lettura per il Primo Maggio.

Furore, di John Steinbeck

Oliver Twist, di Charles Dickens

Stupore e tremori di Amélie Nothomb

La strada di Jack London

Sotto il burqa di Deborah Ellis

Pensaci ancora di Adam Grant

Acciaio di Silvia Avallone