Un narratore, due attrici, cento violoncellisti per riportare in vita a Taobuk le pagine de La Guerra del Peloponneso di Tucidide. E un palcoscenico – il Teatro Antico di Taormina – che non si limita a fare da cornice, ma che diventa comunità perché, secondo Alessandro Baricco, autore e voce narrante in scena, “opere di questo tipo sono riti della memoria da fare con molta gente”. Per allacciare il filo della storia e stenderlo, come una corda che è anche un monito, sul piano temporale del presente. Così da riflettere sulle atrocità della guerra, sul significato della giustizia e instillare negli spettatori un dubbio: le nostre menti sono diverse da quelle degli uomini di allora?
Una sola data siciliana: domenica 23 giugno. Una serata che si preannuncia “epica”. Cresce l’attesa per Tucidide. Atene contro Melo, il nuovo spettacolo di Baricco, autore, regista e narratore in scena. Sul palco anche Stefania Rocca, Valeria Solarino e i 100 Cellos diretti da Enrico Melozzi e Giovanni Sollima, che ha composto le musiche originali.
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“Arrendetevi o vi distruggeremo”
È l’ultimatum dato dagli ateniesi agli abitanti dell’isola di Melo nel 416 a.c., riportato dallo storico greco Tucidide nella sua Guerra del Peloponneso. Rinunciare alla propria identità e sottomettersi al nemico o lottare sapendo di venire annientati? Sono gli interrogativi che l’autore di Seta e Oceano Mare solleverà nella pièce, che fonde la ricostruzione storica dei fatti al pathos drammaturgico e alla potenza catartica della parola.
Nella dicotomia vincitore e vinto, oppressore e oppresso, forte e debole si snoda l’opera e si traduce il dilemma della scelta, riportato da Tucidide in maniera quasi drammaturgica. Il bivio davanti a cui sono messi i Meli, fino a quel momento alleati di Atene ma colpevoli di volersi sfilare dal conflitto per diventare neutrali, diventa una riflessione universale sulla Giustizia e sul Diritto. E il pubblico di oggi non può che pensare a quello che sta succedendo in Europa, anche se lo spettacolo è nato molto prima che cominciasse la guerra odierna. Nelle parole degli ambasciatori è presente un’eredità fondamentale della cultura occidentale: come salvare il valore di ciò che è giusto nell’esercizio della politica e nell’imbarbarimento della guerra?
E se Stefania Rocca e Valeria Solarino daranno voce agli Ateniesi e ai Meli, le note dei 100 Cellos faranno il resto. Come parte della scenografia, i cento violoncelli diventeranno falangi acustiche, con gli archetti a fare da lance e gli strumenti da scudi. Di più. La musica ha un ruolo cruciale nello spettacolo: scandisce il ritmo del dialogo, incalza le parole, quasi strappandole dalle labbra. La tensione è alta: il conflitto è senza via di fuga. E alla fine sarà assedio. L’isola di Melo verrà rasa al suolo, ci saranno battaglie sanguinose, inseguimenti in mare, sentenze di vita e di morte: gli uomini saranno uccisi, le donne e i bambini ridotti in schiavitù. E a nulla servirà il ricatto degli ateniesi, con l’arroganza di chi è consapevole della propria superiorità bellica. Compatti, gli abitanti di Milo rimarranno fedeli a loro stessi, alla loro identità appunto, che è il tema di questa edizione del festival. A costo di perdere la propria vita.
Una speranza, però, c’è. Risiede nell’ultimo episodio evocato da Baricco: la rivolta di Mitilene contro Atene. Una vicenda che avrebbe potuto finire esattamente come l’assedio di Milo, ma che per un insieme di coordinate del destino, di ripensamenti, volontà, desideri e venti favorevoli, finì col riuscire completamente diversa. Un invito, dice Baricco, ad avere la “capacità di correggersi in continuazione, di pensare con forza e di ripensare, poi, con forza anche maggiore, di armare una nave dopo l’altra, e spedirle a attraversare il mondo portando il nostro instancabile tentativo di capire la realtà e noi stessi”.